Il tatuatore di Auschwitz

Lale cerca di non alzare lo sguardo. Allunga la mano e prede un pezzo di carta che gli viene porto. Deve trasferire cinque cifre sulla ragazza che lo stringe. Quando ha terminato, la trattiene per un braccio un attimo più del necessario e la guarda negli occhi. Abbozza un sorriso timido e lei risponde con un sorriso ancora più timido Lale abbassa lo sguardo verso il suolo che oscilla sotto i suoi piedi. Quando risolleva lo sguardo, lei non c’è più. ✒


Auschwitz,una fila di ebrei si accinge ad entrare. Sanno che da quel momento in poi non saranno più persone ma numeri, indistintamente, uomini, bambini e donne saranno solo questo, numeri. Il compito cosi orrendo è affidato a Lale, un ebreo come loro, che lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo. Finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare. Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito.

Salvare un essere umano è salvare il mondo.

Molti sono i libri che parlano delle disumanità che sono successe ad Auschwitz, ma questo è un racconto particolare. Questo libro parla di generosità e speranza. In uno scenario orrendo, tra mille atrocità, nasce la storia d’amore tra Lale e Gita. A me ha colpito il fatto che questa storia d’amore sia realmente accaduta seppur quasi impossibile da credere. E per quanto brutale sia stata la loro condizione in quegli anni Lale e Gita ci insegnano che in qualsiasi situazione, anche quelle che sembrano senza punto di ritorno, bisogna aggrapparsi alla speranza di un domani migliore, perché i miracoli a volte accadono. Una scrittura semplice e coinvolgente, in grado di trasportarvi nei fatti ed emozionarvi. Insomma un libro assolutamente consigliato.

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