«Per le femmine tutte le cose sono più difficili. Devi imparare a difenderti. Tu devi sempre tenere il coraggio di parlare, Stephanie». E se lo dice lei deve essere così.
La storia è ambientata a Secondigliano. Stefanie ha dieci anni e la mamma non le consente di giocare per strada, quella è cosa da maschi. La sua fuga per sentirsi libera sono i libri.
Mamma perché Gennarino e Ludovico possono giocare a pallone quaggiù e io no?
Loro sono maschi. Tu sei femminuccia
Quella di Nannina è la storia di una nonna vista dagli occhi della nipote, Stephanie, una donna saggia che fai dei cunti il suo mestiere.
Lei era la “contastroppole”,colei che raccontava cose di poco conto, una raccontastorie, e con il potere della parola riusciva a radunare tante persone pronte ad ascoltarla in tantissime occasioni.
Grazie alla sua capacità di raccontare ci presenta una realtà senza filtri, puntando una lente di ingrandimento su aspetti anche brutali, momenti di vita che rappresentano una grande caratteristica di Napoli: la teatralità.
Secondo me noi napoletani siamo un po’ tutti attori, con il nostro dialetto musicale, il nostro modo di gestiocolare e anche l’arte di rappresentare con le parole, ed è quello il grande potere che Stefanie capisce nel tempo.
Un viaggio attraverso un aspetto della nostra storia che non smette mai di sorprenderci con i colori del folklore e delle tradizioni.
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