Il museo delle promesse infrante

“Ma il coraggio è proprio quello: sapere che qualcosa poteva non tornare utile ad essere comunque preparati a mettere in gioco il proprio futuro”. ✒


A Parigi esiste il Museo delle Promesse Infrante, un luogo in cui le persone lasciano oggetti che hanno rappresentato per loro il simbolo di qualcosa che non si è mai avverata. Un simbolo donato per gettarsi alle spalle la delusione e andare avanti.
Lo ha ideato Laurie, la curatrice, per conservare il suo doloroso ricordo d’amore.
Ci trasferiamo a Praga, dove la protagonista si trasferisce dalla ricca città francese per lavorare come ragazza alla pari in una famiglia e curare i loro bambini.
Qui i colori sono meno chiari, le voci meno rumorose, le libertà erano quasi inesistenti. E proprio in questo contesto che conosce Tomas, quello che diventerà l’amore della sua vita. La vita del ragazzo non è però felice e spensierata come la sua. Il ragazzo fa parte di un gruppo di dissidenti che vivono nascosti dal regime per poter esprimere le loro idee. Il loro rapporto è in forte pericolo ma l’amore di Laurie per Tomas la fa sentire cosi viva che è pronta a mentire, lottare, tradire per lui.
Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove dovrà spingersi per avere salva la vita.

” Ciò che rende speciale il Museo delle promesse infrante sono le didascalie. Nella maggior parte dei musei, sono gli esperti a fornire le informazioni. Nel nostro siete voi, il pubblico. Il museo dà voce alle persone, a differenza delle altre istituzioni”.

A chi è che non è mai stata infranta una promessa? Penso che pochi possano vantare questo privilegio.
La trama mi ha colpito sin da subito: dedicare un museo alle emozioni, alle sensazioni di speranza e poi delusione relativi ad una promessa infranta, ma anche il coraggio di superare traumi proprio prendendo il coraggio da chi ce l’ha fatta a superare una delusione.
La protagonista racconta la sua promessa infranta facendo un salto nel passato che a mio avviso cambia piacevolmente la trama del libro.
Nel raccontare la storia di Laurie, l’autrice dà voce ad un periodo dove la voce veniva soppressa . Parliamo di una fetta di storia non spesso raccontata, ossia quella degli anni bui del dopoguerra dove le libertà di oggi erano un miraggio. I ragazzi erano privi di sognare, di permettersi di spostarsi liberamente da un paese all’altro e soprattutto di pensare.
Il libro quindi continua su due linee temporali diverse e piano piano i fatti danno spiegazione alle nostre domande. Devo dire che seppur piacevolmente colpita ho trovato la narrazione un pò scontata e a tratti lenta, ma non mi ha mai abbandonato la curiosità di proseguire.

Se vuoi sostenerci puoi acquistare il libro da questo link affiliato* (bottone in basso)

Per favore, seguici e metti mi piace:

Condividi questa recensione

Lascia un commento

Valuta questa recensione

Ti piace questo blog? Dacci una mano, fallo conoscere ai tuoi amici!

Send this to a friend