“Prima i colori. Poi gli esseri umani. E’ così che di solito vedo le cose. O almeno ci provo” ✒
L’amore di Liesel per i libri inizia il giorno del funerale del suo fratellino. È il 1939 nella Germania nazista e la piccola bambina trova un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Grazie al padre adottivo impara a leggere e sembra così evadere dall’orrore che la circonda. Inizierà a strappare libri ai roghi nazisti e a sottrarne altri di nascosto dalla bibilioteca della moglie del sindaco. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all’improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto.
“Poco dopo non ci furono che brandelli di parole sparsi fra le sue gambe e tutto intorno a lei. Le parole. Perchè dovevano esserci delle parole? Senza parole, nulla sarebbe esistito: senza parole non ci sarebbero stati il Fuhrer, nè prigionieri zoppicanti, nessun bisogno di conforto o giochi di prestigio per farci sentire meglio.
Che bene facevano le parole?”
Una storia emozionante che racconta la guerra vista dagli occhi innocenti dei bambini. Indimenticabile.
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