“Puoi censurare gli affetti, ma i sogni no…”?
Viola è una donna che ama stare in ombra, si nasconde dietro una vita comune, semplice, sicura.
Lavora in un centro commerciale, in un giorno qualunque si presenta davanti a lei un uomo attempato e affascinante, un artista: suo padre, ossia l’uomo che l’ha abbandonata per non assumersi la responsabilità di crescerla.
Le propone un viaggio, da fare insieme soltanto loro due, per tornare nelle Marche, posto del quale loro sono originari, perché ha da confidarle qualcosa di importante.
“… non ci si può raccontare a qualcuno senza prima essersi raccontati a se stessi.” …
Viola è davvero combattuta, non sa se dare fiducia ad padre che è stato sempre inaffidabile e causa per lei di grande sofferenza e mancanza.
Sembra una donna troppo fragile, pronta a sgretolarsi sotto il peso di un passato che ancora la schiaccia, non può neanche appoggiarsi a suo marito, stavolta deve decidere da sola, tira fuori così tutta la forza che ha. Decide dunque di partire, anche se è scettica, ha bisogno di questo viaggio, non sa se è per capire cosa le è sfuggito per una vita o per trovare un motivo all’assenza e al vuoto con cui questo uomo l’ha ferita, lo stesso uomo che durante questo cammino si mostra così vulnerabile, e sincero in maniera spiazzante.
Simona Sparaco racconta emozioni, lo fa in maniera così incisiva che il fatto raccontato passa in secondo piano, mi ha addolorata, scossa, emozionata e commossa fino alle lacrime.
Il percorso di Viola e di suo padre è prima di tutto un viaggio interiore, un cammino che insegna la comprensione e il perdono, e che chiudendo gli occhi si impara a dare voce al cuore.
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