Phobia

“Perché lasciarsi ingannare dalla prima impressione superficiale. A essere decisivi sono i tanti, piccoli particolari di cui questa superficie si compone”?


A Londra è una sera di dicembre quando Sara sente una serie di rumori familiari, la macchina di suo marito nel vialetto, le sue chiavi nella toppa, ma Stephen doveva essere fuori città. Lo raggiunge in cucina ma quello che vede le gela il sangue, avanti ai suoi occhi non c’è suo marito ma un uomo con i suoi vestiti che afferma di esserlo e si comporta proprio come lui.

Terrore puro, troppo presto per denunciare la scoperta di Stephen e nessuno crede all’apparizione dello sconosiuto in casa di Sara mentre in casa c’erano solo lei e suo figlio, l’unico a darle ascolto sarà Mark, amico di vecchia data, ora psichiatra.

Era un bilocale popolare, stretto e buio. La luce grigiastra di un primo pomeriggio di dicembre penetrava a fatica dall’unica finestra della cucina. LA vista era sbarrata da una facciata sporaca, un muro annerito dalla fuliggine, dando l’impressione che il mondo finisse pochi metri oltre la finestra

Il mio primo incontro con Wul Dorn, esperienza decisamente da ripetere. Un intreccio strepitoso che tiene letteralmente col fiato sospeso, risvolti inquietanti e scene che mettono i brividi; i protagonisti sono messi a dura prova ma devono riuscire a mantenere i nervi saldi e il sangue freddo.

Una vicenda che si addice ad una pellicola cinematografica, una storia molto dinamica e dal ritmo serrato, ma la cosa che più mi ha colpito è la morale, il nostro rapporto con la paura che è parte integrante della nostra vita; sta a noi scegliere se sfruttarla in nostro favore, per tutelarci o additittura esserci d’aiuto, oppure lasciare che prenda il sopravvento , permettendole di bloccarci, limitarci fino a farci impedire di vivere.

Il personaggio che ho amato di più è stato Mark, tormentato, sensibile, intuitivo e audace.

E voi che rapporto avete con la paura?

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