Non si muore in un giorno di festa

Si chiese se Sofia l’avrebbe voluto. Se varcando la soglia di quella intimità, di quella storia scritta a penna, avrebbepotuto mancarle di rispetto. Si convinse che se così fosse stato, lei non avrebbe scritto nulla probabilmente e questo bastò per dargli coraggio”?


Jonni è un educatore che vive un momento di profonda crisi personale, viene messo a capo di una squadra di traslochi incaricata di svuotare gli appartamenti degli anziani ospitati all’interno dell’Opera religiosa di Santa Giustina, a capo della quale c’è un vescovo potente.
Qui nasce un’amicizia con Berto, ex tossicodipendente, e entrambi dovranno sottostare alle angherie del nipote del vescovo che è il caposquadra.
Liberando un appartamento trovano dei diari appartenuti a Sofia, una donna ebrea la cui vita è stata segnata dalla guerra; tra le sue pagine c’è anche un grosso segreto che riguarda il vescovo.

Poi, al di là del bene e del male, in un sentimento di eterea e immensa spersonalizzazione come un volo alto di uccelli in cielo, provò pena per Fanti, per i suoi denti piccoli, soffocati dal tartaro. Infine, provò pena per il mondo e cominciò a piangere

Una storia dal sapore amaro, dagli argomenti forti e crudi.
I personaggi del passato e del presente hanno in comune un senso di frustrazione per ingiustizie subite; Berto e Jonni per un destino che decide di cambiare il corso della loro vita e Sofia per aver avuto la sfortuna di essere una ragazza ebrea durante il doloroso periodo della seconda guerra mondiale.
Come tutti coloro costretti a vivere soprusi, quando sembra che non ci siano armi per difendersi, scatta la più potente: la rabbia quella disperata, quella che libera un dolore intenso e fino a quel momento muto, per lasciare agli occhi la possibilità, pur non dimenticando, di guardare finalmente oltre.

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