“Abbadulche, che significa “acqua dolce”. La chiamano così perché c’è un albero , un ulivo millenario,all’interno del quale vivono le api. Una volta all’anno, nel pieno del massimo raccolto, il miele cola nel ruscello sottostante addolcendo l’acqua”
Alice ha un rapporto speciale con le api, sono loro ad indicarle il cammino, quando le api scompaiono dal suo alveare, capisce che qualcosa sta per accadere.
Una tele fondata cambia la sua vita, sua sorella Emma, con la quale no parla da due anni, non c’è più.
Ha lasciato però il suo bene più prezioso, sua figlia, affidandola a lei.
Da qui ha inizio un viaggio tra passato, presente e futuro.
Niente accade all’improvviso, filla mia, ci sono sempre segni intorno a noi. Devi solo fare attenzione, ricordati però che gli occhi arrivano fin dove possono, sono limitati. È col cuore che devi guardare perché è immenso e ti guiderà con saggezza
Amo le storie familiari…e questa mi ha fatto viaggiare, non solo tra la Francia e la Sardegna (due luoghi meravigliosi) ma nel cuore di Alice, nel suo personale viaggio alla ricerca si se stessa in perfetta sintonia con la natura, seguendo il suo ritmo, assecondandelo.
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La storia è quella di in grosso dolore, di una perdita che lascia spazio alla vita, che spinge Alice a guardare fuori dalle mura che ha costruito per difendersi, e la obbliga a non accontentarsi.
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Quanto è vero che le incomprensioni sono frutto delle parole o peggio ancora di quelle non dette.
Il passato non è solo ciò che abbiamo vissuto sulla pelle, in assenza di ricordi arriva la forza della memoria del cuore, un richiamo alle radici che riesce a riportarci al nostro posto, il nostro posto nel mondo, quello in cui raggiungiamo una dimensione di benessere che cambia il nostro sguardo sul mondo e il calore che si sprigiona si trasforma in una vera eco d’amore.
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