
“L’edificio risale al XX secolo. Iscritto nella lista dei monumenti di Parigi, è chiamato Palais de la Femme, vero il << Palazzo delle donne>>. Denominazione curiosa. La parola trasmette senso di solennità, quasi fosse la residenza di una regina. Non sembra il nome di un istituto per donne in difficoltà.”
A sette anni dalla fine della Grande Guerra Blanche spinta dal coraggio decide di abbandonare una vita piena di agi e schierarsi contro una battaglia importante, quella contro la povertà e la fame. E, quando viene a sapere che in rue de Charonne è in vendita un intero palazzo, combatterà fino all’ultimo per regalare un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà… È la disperazione a portare Solène al Palazzo delle Donne. Avvocato di successo, Solène è crollata il giorno in cui un suo cliente si è gettato dalla finestra del tribunale. Come parte della terapia, lo psicologo le ha suggerito il volontariato, così lei ha scelto di aiutare le donne che hanno trovato rifugio tra le mura di quel grande edificio in rue de Charonne. Qui, entra in contatto con un mondo lontanissimo da lei, fatto di miseria, di sfruttamento, di perdita. Ma anche di condivisione, di resilienza e di riscatto. A poco a poco, Solène capisce di non essere tanto diversa dalle ospiti del Palazzo: come lei, pure loro sono state sconfitte dalla vita.
“A volte le parole non bastano. Quando sono impotenti, bisogna passare all’azione.”
Dopo il successo de “La treccia” Laetitia Colombani torna a scrivere di donne. Il romanzo è coinvolgente, l’ho divorato in pochissimo. Intrinseco è il messaggio di generosità e altruismo che si instaura tra esseri umani nonostante le epoche diverse trattate. Ho apprezzato la particolarità del filo narrativo che si muove tra presente e passato nello stesso spazio, Il palazzo delle donne.
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