Che male c’è

“Dovevo riappropriarmi della mia vita. Era giunto il momento di rinunciare all comfort zone della cameretta con vista su Capri e della paghetta di papà, trovare una strada tutta mia , rendermi economicamente indipendente e andare a vivere da solo”


Zez, tutti lo chiamano così, nomignolo che a Napoli significa cascamorto, se sono stati i tuoi amici di sempre a ribattezzarti così…diventa il tuo nome.

Una storia di crescita, un viaggio ironico, tenero e malinconico che ci fa viaggiare negli anni ottanta, attraverso gli occhi di Zez che deve affrontare la grande prova di diventare adulto.

“Dicono che l’amore sia cieco, ma talvolta ci vede benissimo”

Credo che la forza di questo libro sia nella sua semplicità, nell’immediatezza, nel modo di raccontare con una forte nota ironica ma anche con quel velo di malinconia che fa rivivere con gusto momenti passati.
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Forse perché solo guardando indietro riusciamo a rivivere con il sorriso anche quello che al momento ci sembrava un ostacolo insormontabile.
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Un romanzo di formazione che fa respirare profumo ed esperienze degli anni ottanta e novanta, ma il suo sapore più intenso e commovente l’ho trovato nei ringraziamenti, parte che non manco mai di leggere perché mi sembra di guardare attraverso una finestra l’autore alla sua scrivania; ed è così che ho scoperto l’origine del romanzo.
Che grande potere hanno i libri, per chi li scrive e chi ha la fortuna di coglierne il senso profondo.

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