Eppure cadiamo felici

“Per Gioia la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nelle cose inutili: nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via”?


Gioia è un’adolescente che viene da una famiglia difficile, con un’amica immaginaria, Tonia, e che ama collezionare parole straniere che racchiudono intere frasi. Una notte Gioia per puro caso incontra “Lo”, un ragazzo che da subito fa breccia nel suo cuore

Una parola francese per dire quello che stava provando adesso: frisson, che è più o meno il risultato di un frullato di sensazioni come paura, eccitazione, desiderio, tremarella e altre. E’ bello che esista al mondo una parola che vuol dire sia paura che desiderio

Primo libro che leggo di Enrico Galiano e ne sono rimasta molto colpita. Sono davvero tanti i sentimenti che si vivono in queste pagine, prima di tutto, con grande emozione, mi ha riportata indietro agli anni dell’adolescenza; con Gioia si rivive il primo amore, le emozioni, l’insicurezza ma anche l’energia e l’ostinazione di una ragazza tenace che deve imparare, per forza di cose, a vedersela da sé.

Una storia d’amore tenera, in bilico tra realtà e fantasia, che solo un po’ alla volta ti porta a vederci chiaro ( mi dispiace ma non posso spoilerare!)

I personaggi di questo romanzo li ho amati tutti per la loro unicità, ma il mio preferito in assoluto direi che è il prof. Bove, che oltre ad insegnare la filosofia entra in empatia con i ragazzi, e quella che ha con Gioia è una delicata e discreta amicizia.

Un personaggio simpatico, saggio, pratico, uno di quei professori che hanno la vocazione e che ti portano ad amare la scuola come percorso di crescita e che anche a distanza di anni ti restano nel cuore.

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